Un tempo ormai lontano, testimoniato solo in vecchi testi conservati nei forzieri del sapere umano, i vini delle colline dell'antico agro pretuziano erano rinomate in gran parte del mondo conosciuto.
In tutte le "università" della provincia si producevano importanti quantitativi di uva che veniva trasformata in gran parte in vino cotto, il vino vecchio e assai vecchio.
Questo famosissimo vino annoso ha attraversato con grandi onori e riconoscimenti millenni di storia, fino ad incontrare la modernità. In quel momento ha rischiato di essere dimenticato, irriso, per sua particolarità, in favore dei nuovi vini che si sono imposti al gusto dei consumatori.
Negli ultimi anni, una nuovissima generazione di appassionati lo ha riscoperto. Antropologi, studiosi, storici sono stati al fine ricompensati nello sforzo di averne mantenuto in vita il vero valore antropologico culturale prima ancora che di qualità.
Con TESTIMONIUM, l'intuizione innovativa del mastro cantiniere Ezio raccoglie l'eredità di donna Rachele, matriarca abruzzese, classe 1913, che in famiglia si occupava della fattura del Vino Cotto.
La sua bellissima vecchia botte di quercia per decenni ha accolto il vino stagionale per essere poi convertita alla custodia de "il vino vecchio".
Al Cotto era destinata la parte di vigna a bacca bianca il cui mosto risultava più fragile alla conservazione. Il riposo della vecchia botte avveniva in una veterana cantina dal pavimento in terra battuta, di una casa antica ammassata in uno dei borghi che hanno originato la particolare e impareggiabile storia del nostro paese.
Una piccola comunità di uomini e donne che si addensa su di un minuscolo crinale collinare che, come in un naturale belvedere, si svegliava e si addormentava ammirando la catena del Gran Sasso d'Italia.
Un'umanità che ora non c'è più, sradicata dal rapporto con la propria terra, ora muta testimone di un rapporto ormai dimenticato.
TESTIMONIUM è qui a raccontarci questa storia.
Vitigno: in questo vino sono confluiti negli anni molteplici mosti a bacca bianca. Trebbiano d'Abruzzo, Malvasia e l'antico Chiapparone, oggi nota come Montonico. Queste uve hanno donato le proprie caratteristiche al vino cotto pretuziano, allorquando nel vino vecchio andavano a confluire tutte le uve della vigna di famiglia in misura variabile alla produzione e alla maturazione.
Affinamento: botte di quercia e vetro.
Colore: liquirizia sciolta con sfumature bruno Van Dick.
All'Olfatto: profumo raro di nostalgia, esprime tutta la sobria solidità della tradizione autoctona definendo il vino pretuziano in tutta la sua schiettezza.
Al Palato: delicato, quasi leggero con dolci ed intime.
In abbinamento: vino da racconto, da conversazione. Adatto nella condivisione di ricordi alla cronaca di una testimonianza e probo a trasmettere competenze e passioni d'altri tempi.
Edizione di 150 bottiglie.
La prossima edizione è prevista tra un lustro.
TESTIMONIUM Vino Cotto Pretuziano
Un tempo ormai lontano, testimoniato solo in vecchi testi conservati nei forzieri del sapere umano, i vini delle colline dell'antico agro pretuziano erano rinomate in gran parte del mondo conosciuto. In tutte le "università” della provincia si producevano importanti quantitativi di uva che veniva trasformata in gran parte in vino cotto, il vino vecchio e assai vecchio. Questo famosissimo vino annoso ha attraversato con grandi onori e riconoscimenti millenni di storia, fino ad incontrare la modernità. In quel momento ha rischiato di essere dimenticato, irriso,
per sua particolarità, in favore dei nuovi vini che si sono imposti al gusto dei consumatori. Negli ultimi anni, una nuovissima generazione di appassionati lo ha riscoperto. Antropologi, studiosi, storici sono stati al fine ricompensati nello sforzo di averne mantenuto in vita il vero valore antropologico culturale prima ancora che di qualità. Con TESTIMONIUM, l'intuizione innovativa del mastro cantiniere Ezio raccoglie l'eredità di donna Rachele, matriarca abruzzese, classe 1913, che in famiglia si occupava della fattura del Vino Cotto. La sua bellissima vecchia botte di quercia per decenni ha accolto il vino stagionale per essere poi convertita alla custodia de " il vino vecchio". Al Cotto era destinata la parte di vigna a bacca bianca il cui mosto risultava più fragile alla conservazione. Il riposo della vecchia botte avveniva in una veterana cantina dal pavimento in terra battuta, di una casa antica ammassata in uno dei borghi che hanno originato la particolare e impareggiabile storia del nostro paese. Una piccola comunità di uomini e donne che si addensa su di un minuscolo crinale collinare che, come in un naturale belvedere, si svegliava e si addormentava ammirando la catena del Gran Sasso d'Italia. Un umanità che
ora non c'è più, sradicata dal rapporto con la propria terra, ora muta testimone di un rapporto ormai dimenticato. TESTIMONIUM è qui a raccontarci questa storia.
Vitigno: in questo vino sono confluiti negli anni molteplici mosti a bacca bianca. Trebbiano d'Abruzzo, Malvasia e l'antico Chiapparone, oggi nota come Montonico. Queste uve hanno donato le proprie caratteristiche al vino cotto pretuziano, allorquando nel vino vecchio andavano a confluire tutte le uve della vigna di famiglia in misura variabile alla produzione e alla maturazione. Affinamento: botte di quercia e vetro. Colore: liquirizia sciolta con sfumature bruno Van Dick. All'Olfatto: profumo raro di nostalgia, esprime tutta la sobria solidità della
tradizione autoctona definendo il vino pretuziano in tutta la sua schiettezza. Al Palato: delicato, quasi leggero con dolci ed intime.
In abbinamento: vino da racconto, da conversazione. Adatto nella condivisione di ricordi alla cronaca di una testimonianza e probo a trasmettere competenze e passioni d'altri tempi.