La visione di quello che accadrà in un futuro non prossimo, il pensiero spinto oltre il confine della prevedibilità, l’estasi profetica, l’introspezione poetica, la passione distruttiva, il tormento dell’anima, il consumarsi del corpo, la pelle trafitta dalla banalità e dall’ovvietà, i nervi lacerati dalla insensibilità altrui, la mano abbandonata al flusso di energia.
Questo è il FUOCO dell’arte. Questo è il FUOCO di Silvio.
Il fuoco che trasforma il mosto in nettare e replica un rito antico che si perde nel sapere enologico dell’umanità, il fuoco che lega interi secoli di sapienza umana, il fuoco che dall’antica Enotria ci tramanda un elisir ancora sconosciuto ai più, il fuoco che trasforma il succo dell’uva, attraverso l’ alchimia di cottura, in una bevanda suprema, in un nettare prezioso ed in un medicamento riconosciuto dalla sapienza popolare.
Questo produce il FUOCO nel Cotto d’Amore, il vino cotto delle terre teramane. Questo è il vaso di Pandora dei vini d’Abruzzo, un vino che si perde nella storia antica del Mediterraneo.
Silvio Cortellini, un artista visionario che brucia al fuoco dell’arte. Il mosto di Montepulciano d’Abruzzo che attraverso il fuoco scatena la sua potenza generatrice e origina Il Cotto d’Amore.
Come nelle migliori leggende del Massiccio del Gran Sasso d’Italia i due fuochi si incontrano e scatenano una contaminazione creativa, una formula magica che narra una porzione del “ bel Paese”, della sua anima, della sua capacità di stupire, un sentiero appassionante, avvincente che attraversa i sensi e la memoria.
Nasce così una collezione numerata ed esclusiva di bottiglie di Cotto d’Amore che sotto il segno distintivo dell’arte, Cortellini interpreta e marchia con la sua significante impronta .
Special Brand che traccia quello che possiamo intendere come logo dell’anima di un territorio complesso, non sempre codificabile e a tratti volutamente occultato; genti di montagna dotate di una generosità discreta che conservano un ancestrale carattere di popolo al confine del regno spesso tradito ma fieramente appartenenti alle terre del Gigante Buono che da molteplici prospettive domina il paesaggio col suo profilo inconfondibile.
Ecco quindi originarsi un relazione appassionata che si incarna nell’ardore visionario di Silvio e nella seduzione di un vino tra i più antichi dell’umanità. I tratti pittorici di Silvio attraversano le bottiglie, per meglio dire, le trafiggono di segni brevi, decisi, carichi di luce e della forza del fulmine, il Cotto d’Amore riposa in botte attendendo che il suo destino si compia nel deliziare raffinati palati di amatori esigenti e sapienti.